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L'incontro del paziente con il medico non può e non deve essere fine a se stesso, relegato al solo obiettivo di debellare la malattia o eliminarne i sintomi, bensì dovrebbe rappresentare l'inizio di un cammino che entrambi scelgono di condividere uno accanto all'altro, il cui intento è proprio quello di donarsi reciprocamente. Solo così possiamo cambiare il ruolo che la malattia riveste sul palcoscenico della vita: da protagonista che interpreta la parte del cattivo da sconfiggere, assume un ruolo marginale che offre una grande opportunità per fare esperienza del contatto umano, della vicinanza tra cuori che vibrano alla stessa frequenza, della sintonia che solo le anime sanno riconoscere l'un l'altra. È in questo contemplarsi, offrendo ognuno il proprio sentire senza alcuno scopo se non quello di sperimentare la meraviglia di essere insieme a scrutare la vita e a manifestare la propria essenza, che accade la guarigione, quella che appartiene al piano dell'anima prima e del corpo poi.